La fortuna d’un teatrante & mascheraio (o viceversa, il prodotto non cambia) è che la sua opera artigianale, la creazione d’una maschera, ha già un destino evolutivo: vivere indossata da un/una interprete.
Quindi, mentre da mascheraio sto modellando la materia, penso già da teatrante alla fase creativa diversa e successiva, la maschera in azione, che dipende dalla mia arte manuale per riuscire ad esprimere una vita in scena, nella festa, in un rito, per esperienze di trasformazione a cui l’/la interprete offrirà estro, tecnica e sensibilità.
In tanti anni di esplorazione questo connubio tra arte/artigianato manuale ed interpretazione scenica sensibile ha regalato innumerevoli occasioni di creatività a tutto tondo, nell’intero percorso dall’argilla informe di partenza alla Maschera indossata e viva, capace di toccare corde antiche della sensibilità umana.
La maschera infatti è una scultura da indossare, finalizzata all’azione espressiva, ed è un prezioso strumento per risvegliare il corpo ad una presenza più intensa ed espressivamente consapevole, sia in scena che in percorsi personali, fino alla terapia.
L’aspetto artigianale di fabbricazione di un oggetto maschera si è per me sviluppato nel tempo realizzando sculture, tele, altorilievi, con esposizioni in varie parti del mondo ed un’intensa attività di produzione di opere poi affidate a gallerie e negozi specializzati, e con workshop di fabbricazione maschere per adulti e ragazzi e nelle Scuole.
Il piacere di sporcarsi le mani creando maschere è un piacere vero, specie nell’attualità tattilmente povera ed omologata su superfici tecnologiche, e giocare con argilla, gesso, colori e materiali di ogni sorta è uno stimolo sia alla manualità che alla creatività, una fantasia realizzata con le proprie mani.
Storia d’un mascheraio e teatrante (1977/oggi)
Il mio interesse per la Maschera nasce nel 1977 quando, giovane attore della Compagnia Garabombo di Firenze, iniziai un percorso di ricerca sul teatro con maschere nel vibrante clima culturale e sociale di quegli anni effervescenti, specie per giovani artisti affamati di vita ed esperienze, che vivevano, sperimentavano e imparavano a vivere insieme in una villa del Chianti.
La fascinazione per questo magico oggetto di scena mi spinse a provare a costruirne, ed il debutto delle mie prime opere fu al Carnevale di Venezia del 1980.
Fino ad allora per vivere creavo piccola bigiotteria fatta a mano, dato che il teatro prendeva tanto entusiasmo e passione ma non nutriva; ora però avevo trovato un modo di vivere come volevo e guadagnare: fare maschere, per usarle ma anche per venderle, potendomi permettere di far teatro e collegando le 2 cose. Geniale!
Insieme a Claire Coutelle, oggi valente pittrice, iniziammo a produrne, prima a Firenze poi a Parigi, cercando oltre alla vendita anche occasioni per esporle artisticamente, e nel 1980 realizzammo la nostra prima esposizione a Parigi, con grande successo (Galerie Du Bost, Les Halles) e replica ad Avignone nell’ambito del Festival off del Teatro (Theatre du chien qui fume).
La strada era tracciata, e proseguì quando ci trasferimmo in Messico negli anni successivi, con esposizioni, spettacoli, laboratori di creazione ed uso scenico, con importanti Enti culturali messicani, l’Istituto Italiano di Cultura, l’Alliance Francaise ed altri, e viaggi di studio nelle feste rituali e di incontro con mascareros indigeni tradizionali.
Non era l’abbondanza economica ma una sicura identità d’artista si, ed era quello che cercavo.
Volevo essere un artista, e lo stavo facendo!
Tornato in Italia ho continuato e continuo a creare maschere, sia per gallerie e mostre che per il palcoscenico, ed a condurre laboratori di fabbricazione, di uso scenico, ed in percorsi di conoscenza di sé, intrecciando sempre più i cammini di Mascheraio e di Teatrante.